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Il flipper sportivo in lutto per la scomparsa di Fabrizio Amiconi

Fabrizio Amiconi ci ha lasciato. Se ne è andato la scorsa notte, all’età di 54 anni, dopo una malattia che lo ha messo a dura prova, in questi ultimi mesi, ma senza mai piegarlo, fino in fondo. Ha lottato fino alla fine, Fabrizio. Con la determinazione, la forza di volontà e l’amore per la vita che lo hanno sempre contraddistinto. Anche grazie allo spirito competitivo che ha sempre rappresentato un altro suo tratto distintivo: rendendolo, non a caso, uno dei più forti giocatori di flipper sportivo del nostro paese. Capace di imprese memorabili e di autentiche “battaglie”, sportivamente parlando, che soltanto lui era capace di intraprendere, e pure di superare. Come quella che lo ha visto protagonista assoluto la scorsa estate, in occasione del torneo di flipper della Cascata delle Marmore: quando era impensabile anche soltanto poterlo vedere partecipare, a pochi giorni da un intervento difficile. Invece, non solo si è iscritto a quel torneo: ma se lo è pure aggiudicato, mettendo dietro di sé campioni di un certo livello, senza fare sconti a nessuno. Tanta era la voglia di tornare a giocare, di competere, ma soprattuto: di divertirsi. Sì, perché quello che Fabrizio non ha mai dimenticato, né messo da parte, è il valore dell’intrattenimento. La socialità, il divertimento, la compagnia: tutto quello in cui ha sempre creduto e ha sempre cercato: insegnando più di una volta a chi gli stava intorno a guardare le cose dal verso giusto.
Lo ha fatto nel flipper sportivo, ricordando molte volte a tutti noi il motivo per cui ci si ritrovava a partecipare ai tornei, ovvero il divertimento. Anche quando si incontravano situazioni critiche, polemiche o problemi di vario genere. Piccoli o grandi che fossero. Niente di fronte all’importanza di ritrovarsi tra amici e condividere una passione come quella del flipper.
Era questa la sua filosofia di vita. O, almeno, quella che è riuscito a trasmettere a tutti noi. Chi lo ha conosciuto sa bene di cosa stiamo parlando. Non è un caso che Fabrizio rappresenta da anni un punto di riferimento per tanti giocatori della Penisola. Un aggregatore di persone, una forma evoluta dell’animale sociale aristoteliano, capace di sorridere in qualunque occasione e di strapparti sempre un sorriso.
Ed è questo l’insegnamento più grande che ci lascia Fabrizio, di cui dobbiamo far tesoro. Ricordandolo con il suo sorriso, capace di irradiare anche gli animi più cupi e rallegrare anche i momenti più duri. Come ha fatto in questi ultimi mesi, quando di fronte a un male ormai inarrestabile, continuava a pensare alla prossima uscita e alla prossima sfida al flipper.
Per tutte queste ragioni, il vuoto che ci lascia oggi è incolmabile. Anche se sappiamo che ciò che vorrebbe è vederci sorridere. Oltre a ricordarlo come un vero campione di flipper (perché anche a questo teneva molto), ma soprattutto, come un grande uomo. E la nostra fortuna è stata quella di averlo potuto conoscere.